Correre aiuta a curare ansia e depressione

Correre aiuta nella cura di ansia e depressione, e secondo la scienza può arrivare addirittura a sostituire i farmaci, in certi casi.


  • La corsa crea uno spazio personale, riducendo lo stress e la fatica mentale della vita quotidiana.
  • Studi dimostrano che l’attività fisica continua, come la corsa, può aiutare a ridurre ansia e depressione.
  • La corsa è stata analizzata insieme a farmaci antidepressivi, dimostrando di essere un’alternativa efficace per il trattamento della depressione non severa.

 

Quando mettiamo un piede dopo l’altro, passato il primo momento (i primi minuti in realtà!) di attivazione e superamento della fatica, la mente si stacca dall’ambiente circostante e dalle cose che ci accompagnano giornalmente, facendoci entrare in uno spazio soltanto nostro, in cui possiamo muoverci – anche in senso letterale – come vogliamo. Una buona parte dei runner è concorde nell’individuare il tempo dedicato alla corsa come un tempo in cui ci si prende cura di sé anche e soprattutto per ridurre lo stress e la fatica mentale che uno stile di vita frenetico si porta dietro.

Sebbene sia ormai una cosa consolidata il fatto che la corsa (o le attività sportive in generale) non si possano considerare come una forma di medicina – intesa come un qualcosa in grado di curare un problema di salute – è anche vero che è provato e senza possibilità di errore che un esercizio fisico continuato nel tempo possa aiutare a ridurre alcune manifestazioni patologiche del campo della salute mentale, quali ansia e depressione.

Se ne parla – fortunatamente – sempre di più

Il dibattito su una questione tanto delicata quanto importante (sia socialmente che economicamente, visto che si stima che la mancata possibilità di sviluppare relazioni sociali a causa della depressione porti anche ad una perdita economica/produttiva globale di circa novecento miliardi di dollari) è molto sentito nella comunità scientifica, ed è spesso andato avanti con esposizione di tesi contrastanti.

Nel corso degli anni si è passati dal consigliare l’attività fisica (in particolare la corsa) solo nei casi in cui non sortisse alcun effetto il trattamento farmacologico, all’utilizzarla come sostituta per le forme meno severe, con risultati non sempre concordi. Il quantitativo di dati raccolti è cresciuto tantissimo e un gruppo di Ricercatori dell’Associazione Europea di Psichiatria ha sviluppato un sistema di analisi che ha permesso di estrapolare dalle decine di migliaia di studi presenti dati piuttosto confortanti a riguardo. T

utte le ricerche messe in comparazione avevano in comune l’utilizzo della pratica sportiva in pazienti/atleti con vari gradi di severità di patologie mentali, e tutti prevedevano un numero simile di prove da far eseguire agli atleti. Inoltre, per rendere ancora più affidabili i dati, sono stati messi in comparazione diretta quegli studi in cui erano presenti gruppi “di controllo”, ovvero gruppi di atleti per i quali la somministrazione dei farmaci antidepressivi veniva sostituita – senza informare l’atleta ovviamente – con un placebo, ovvero una sostanza senza alcun effetto farmacologico, in modo da poter testare se anche la sola somministrazione di per sé di qualcosa potesse avere un effetto psicologico tale da portare ad un miglioramento delle condizioni di salute.

Correre può sostituire alcuni farmaci

La metanalisi dei dati – un parolone che indica una roba piuttosto complessa ma che trasforma tutto in cose più semplici da capire – ha permesso di mettere in evidenza che non ci sono differenze di efficacia tra gli atleti che nel periodo di osservazione hanno soltanto praticato la corsa e quelli che oltre all’esercizio fisico hanno continuato ad assumere farmaci (o il placebo). Inoltre, in quegli studi in cui sono stati seguiti a lungo gli atleti si è potuto evidenziare che quelli in cura con antidepressivi che hanno gradatamente ridotto le dosi, mantenendo l’esercizio fisico costante, non hanno avuto manifestazioni degne di nota o ricadute.

Questi risultati spingono ad una necessità di rivalutazione dell’utilizzo a scopo terapeutico dell’attività sportiva, che si è dimostrata una valida alternativa ai farmaci per il trattamento sintomatico della depressione non severa. Resta – ovviamente – in capo al medico decidere in che modo e con quali tempi sia possibile inserire la corsa nel piano terapeutico, e rimane indispensabile non soltanto riuscire a lavorare con il paziente/atleta alla risoluzione sintomatica della patologia, ma soprattutto all’individuazione delle cause e alla loro eliminazione, per quanto possibile.

La corsa sarà essere comunque una valida alleata per staccare dal mondo e prendersi il proprio spazio, quell’ora in cui siamo soli con noi stessi e niente di ciò che succede nel mondo può lambirci.

 

Ispirato da:

Comparative effectiveness of exercise, antidepressants and their combination in treating non-severe depression: a systematic review and network meta-analysis of randomised controlled trials, di Recchia et al., 2022

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