Stare seduti non è normale

Se fai un lavoro sedentario, il modo migliore per aumentare la produttività è muoverti.


  • 1. La sedentarietà, spesso considerata normale, è in realtà innaturale per il corpo umano, con effetti negativi sulla salute e sul cervello.
  • La ricerca dimostra i benefici del movimento durante il lavoro, poiché stimola il cervello, aumentando la produttività e la creatività.
  • Cambiamenti nella percezione del lavoro includono l’accettazione delle pause attive come necessarie per la produttività e la promozione di un approccio creativo in diverse professioni.

 

Immagino che capiti a molti di stare seduti per molte ore di fila. Chi lavora in un ufficio sa di cosa parlo. A me capita meno spesso ma quando mi succede ne soffro molto. Eppure tantissimi lavori richiedono proprio questo: stare seduti per molte ore a una scrivania.

Cos’è normale

Tempo fa Stefano Gregoretti aveva scritto una cosa che aveva suscitato polemiche:

I normali siamo noi, non quelli che non corrono.

Il sentimento comune è che la gente “normale” sia quella che lavora, seduta e al chiuso, mentre quelli che corrono o stanno all’aria aperta per la maggior parte del loro tempo sono personaggi bizzarri che evidentemente non hanno un lavoro vero.

Prima di tutto, bisognerebbe mettersi d’accordo su cosa sia “normale”: in questo caso è una questione statistica, cioè “è normale l’attività che fanno in percentuale più persone”. In effetti è una lettura accettabile.

Gregoretti, magari con una punta di provocazione, dice però una cosa diversa, e cioè: il nostro corpo è progettato per muoversi e quindi stare fermi al chiuso ci appare normale mentre in termini evoluzionistici non lo è affatto. Quando costringiamo il nostro corpo all’immobilismo, insomma, stiamo facendo qualcosa di innaturale.

La scienza dice che…

Da anni la ricerca ha dimostrato quanti benefici dia il movimento anche nell’ambiente di lavoro. Diverse aziende prevedono per i propri dipendenti un’interruzione per alzarsi in piedi e fare quattro passi ogni 50 minuti o comunque più volte al giorno. Cambiare assetto e passare dalla posizione seduta a quella eretta e dalla staticità al movimento ha anche effetti positivi sul cervello dato che lo riattiva. Trattandosi di un organo che richiede molta energia, se non riceve stimoli (come quando si è seduti e niente attorno cambia, tanto da non stimolarlo a elaborare informazioni) va in modalità di risparmio energetico, fino a spegnersi. Ti è mai capitato di sperimentare qualche colpo di sonno mentre sei alla scrivania? Non è solo stanchezza arretrata ma è proprio il cervello che riduce al minimo le proprie attività, fin quasi allo spegnimento.

Muoversi stimola la creatività

La scrivania è anche uno degli ambiti meno produttivi dal punto di vista mentale e creativo. Come dicevamo, il cervello si spegne e la risoluzione dei problemi spesso richiede molte più energie e garantisce risultati più scadenti perché il cervello fa una fatica immane a lavorare restando fermo. Il movimento invece lo stimola, permettendogli di concentrarsi sul puro pensiero creativo: associazioni di idee libere, raccolta di stimoli sonori e visivi che lo distraggono liberando altre energie creative ecc.

Un cambio di sensibilità

Il lavoro, specie quello di ufficio, è ancora considerato prevalentemente statico. Lo si pratica stando seduti e il fatto di prendersi delle pause è spesso interpretato come una dimostrazione di scarsa capacità di concentrazione. La produttività è insomma valutata nella capacità di restare fermi al proprio posto, con lo sguardo fisso su uno schermo.

Si sta però anche facendo strada una sensibilità diversa, generata da quanto si diceva prima: ci si sta sempre più convincendo – o almeno non è più considerata un’eresia – che una pausa o una passeggiata di pochi minuti possano essere attività altrettanto produttive. Forse non lo sono in sé (mentre si cammina non si riesce a fare altro che camminare) ma lo sono in quanto propedeutiche ad altre attività, più produttive dal punto di vista materiale. In altre parole, specie se si fa un lavoro che richiede una certa creatività, le pause sono momenti in cui il cervello cerca attivamente soluzioni, che poi possono essere messe a punto ritornati davanti allo schermo.

La creatività non è solo quella degli artisti

Un’ultima nota su uno dei più duraturi equivoci: la creatività non serve solo a dipingere un quadro o a scrivere un romanzo. Essere creativi non significa generare qualcosa dal nulla, anzi: niente lo è in effetti e anche l’arte o la letteratura sono il risultato di riassemblaggi di cose già fatte ma in una forma diversa. La creatività è invece un atteggiamento, un modo per risolvere qualunque tipo di problema pensando a combinazioni di fattori che non esistevano fino a quel punto. Un avvocato può essere creativo, esattamente come può esserlo una commercialista o un ingegnere o una microbiologa.

Quando si pensa un po’ fuori dagli schemi – quando non si è pigri nel farlo – si è creativi e si possono trovare soluzioni a cui l’abitudine non porterebbe mai.

Non è un caso che per uscire dagli schemi ci sia bisogno di percorrere strade diverse: sono strade metaforiche ma anche reali. Per essere creativi e poi produttivi bisogna farsi una bella passeggiata. E correre pure, anzi: meglio.

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