Stanno funzionando i wearable?

Il mercato dei wearable non sembra florido e recettivo come ci si aspettava

Un giorno ero in un grande negozio di elettronica davanti all’espositore di wearable/smartwatch/activity tracker. Nonostante ne conosca molti non pensavo ne esistessero così tanti altri. Di molti conoscevo le caratteristiche ma tutti gli altri? Facevano cose così tanto diverse? Come scegliere? Se avevo difficoltà a farlo io che, ripeto, ne conosco parecchi, un consumatore normale come poteva orientarsi?

I tempi non sono maturi?

In questo pezzo non farò molte affermazioni ma porrò invece molte domande.
Parto dall’impressione che ha Nick Bilton del New York Times: le tecnologie wearable sono interessanti ma non stanno funzionando. O non almeno come i loro produttori si aspettavano o speravano. Alcuni dati: Nike non produce più la sua Fuel Band dal 2014, Fitbit all’inizio del 2015 aveva una capitalizzazione di 10 miliardi di dollari e oggi ne vale 3,7 e Jawbone con il suo UP valeva 3 miliardi di dollari nel 2014 e oggi ne vale metà. Apple ha venduto e sta vendendo milioni di Apple Watch ma il prodotto – per quanto migliore di molta concorrenza – non sembra essere ancora entrato nel cuore e nelle abitudine delle persone. Molti di questi oggetti sono considerati cose interessanti, sfiziose ma non davvero indispensabili.

Il mio Apple Watch

Jony Ive presentò al mondo il suo ultimo prodotto definendolo “Il dispositivo più personale di sempre“. Aveva capito una cosa fondamentale: per adottare una tecnologia l’utente deve sentirla personale, indispensabile. Forse dicendolo esorcizzava anche un timore: che non sarebbe mai diventato così tanto personale come l’iPhone, cioè una cosa di cui è impensabile ormai fare a meno. Però ebbe l’intelligenza (l’uomo è intelligente, non c’è dubbio) di non fare sembrare il suo Watch una roba freak e da fenomeni ma un orologio. Un orologio ti strizza l’occhio: “Ehi, sono un orologio. Ne hai visti tanti no? Ecco, sono come loro, solo un po’ più potente“.
Ce l’ho da qualche mese e per molti versi è la cosa inutile più utile che ci sia. Per uno sportivo è un valido aiuto per tenere traccia dei suoi allenamenti ed è anche praticissimo nella vita quotidiana. Non è ancora un prodotto maturo ma è una solida base di partenza. Ed è un orologio, quindi quando mi guardo il polso non vedo un braccialetto strano ma una cosa che sono abituato a vedere da decenni.

Houston, we’ve got a problem

Per Bilton i problemi dei wearable sono molteplici: non sono familiari, hanno bisogno in molti casi di essere accoppiati a uno smartphone per funzionare, replicano molte cose che fa uno smartphone ma in piccolo (e con ovvie limitazioni), sono mediamente brutti, consumano troppo e troppo velocemente obbligando a ricariche giornaliere e soprattutto costano troppo. Molti non se li comprano perché non sentono il bisogno di replicare cose che il loro telefono già fa, solo per averle al polso. Non sentono neanche il bisogno di essere monitorati nella loro attività fisica da un orologio perché il loro telefono lo fa già. Ecc. Ecc.

Qualcosa di diverso

Tutti questi problemi sono riassumibili in un unico grande difetto dei wearable: non fanno una cosa diversa e indispensabile – anche solo una – che già non faccia il nostro telefono. Lo duplicano. In piccolo. E con grandi limitazioni. Ne scrissi più di un anno fa e concludevo dicendo che il mio activity tracker ideale doveva fare poche cose ma farle bene. Oggi sono parzialmente di quell’opinione: penso ancora che non debba essere un cellulare in piccolo ma penso anche che debba fare qualcosa che non fa nessun’altra cosa. Cosa? Non lo so. Lanciare razzi o trasformarsi in una luce strobo e sparare musica a 10000 watt. Non lo so. So solo che i wearable non sono ancora indispensabili.

Avevo promesso molte domande

E le promesse le mantengo. Quindi:

  • Tu come lo usi (se lo usi)?
  • Lo usi ancora?
  • Come ti piacerebbe fosse?
  • Cosa vorresti che facesse?

Non stiamo conducendo indagini per nessun produttore, per essere chiari. Pura curiosità.
Il primo wearable che ha fatto sognare tutti era l’orologio con cui Michael Knight chiamava Kitt. Rimane un bel ricordo anche se dopo decenni nessuno si sognerebbe di desiderare di chiamare la sua auto a prenderlo davanti al supermercato. O forse l’industria guarda il nostro polso mentre la soluzione è altrove. Del resto anni fa se la son trovata nella tasca dove mettiamo il nostro telefono oggi. Chi l’avrebbe mai pensato?

(Photo credits Keoni Cabral)

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12 Commenti

  1. Leggo Runlovers tutti i giorni ma questa è la prima volta in cui scrivo qualcosa.
    Ho deciso di dire il mio parere principalmente per un motivo: sono un triathleta geek e lavoro nell’IT (splendida combinazione vero??)
    Per come la vedo io, i wearables hanno poco mercato e sono destinati in breve tempo a “passare di moda”, mentre la nicchia il cui vedo spazio è (solo) quella degli smartwatch. Personalmente se metto al polso qualcosa deve avere: gps, batteria dall’autonomia accettabile (almeno 5-10 giorni a gps spento), sistema di notifiche intelligente, resistenza all’acqua (non voglio doverlo mettere e togliere costantemente se decido di andare in piscina o tuffamri al mare), eventualmente analisi del sonno (da migliorare) e calcolo passi (idem).
    i braccialetti non fanno tutto ciò, sono brutti e fragili. mentre l’apple watch non ha gps, resistenza all’acqua ed ha una batteria che quasi non arriva a sera..
    Cosa uso? Garmin FR 920XT, e allo stato attuale va benissimo così.
    Lo uso ancora? Sì, 24/7
    Come mi piacerebbe fosse? Più di design, ma questo è secondario (oltre che soggettivo ma utile ad aumentare le vendite)
    Ah, se costasse di meno non mi farebbe schifo.. :)
    Ciao a tutti,
    Matteo

    • Sono d’accordo con te, naturalmente. Il design mi pare che lo stiano curando di più, forse si sono resi conto che anche l’occhio vuole la sua parte :)
      Grazie, ciao!

  2. Io uso il Garmin Vivofit 2. Prima avevo il Fitbit ma è stata un flop totale. Un sacco di problemi. Con Garmin mi sto trovando bene. Lo continuo ad usare, anche se per gli allenamenti ho un orologio (Suunto) che fa il suo dovere. E allora perchè mi piace? Perchè è piccolo, non intralcia, tiene segno dei miei passi, mi da l’ora quando non ho voglia di indossare l’orologio…Forse non sono motivazioni grosse per tenerlo? Al momento mi bastano, e continuo felicemente ad indossarlo.

    • Le dimensioni sembrano essere più importanti delle funzioni in sé. Lo dico per esperienza personale perché, per esempio, ho amato molto la Fuel Band di Nike ma non riuscivo a tenerla sempre al polso, specie quando scrivevo, come ora. L’Apple Watch invece sì. Lo ripeto spesso ma anche il fattore forma è importantissimo ed evidentemente alla Apple c’hanno pensato (e hanno risolto) meglio.

  3. Ho un garmin vivoactive, regalato a Natale 2015, lo uso solo nel we (ho paura di rovinarlo a lavoro), quindi perdo parte delle funzionalità di activity tracker, non lo uso a dormire perchè in realtà sopporto poco i monili in genere (anelli bracciali collane e anche orologi), mi piace usarlo invece per lo sport, MTB e corsa perchè è molto più immediato da consultare rispetto allo smartphone.
    Unica pecca, non posso impostare le ripetute…

  4. Eccomi, sono al mio primo orologio gps. Appena comprato lo indossavo notte e giorno, curiosa di vedere tutto quello che poteva dirmi. È passata velocemente, ora lo tengo sempre nel cassetto, per tirarlo fuori solo al momento della corsa. Perché è ingombrante, bruttino, si scarica velocemente.
    Vorrei la sicurezza che sia preciso nelle rilevazioni, che siano di km come di bpm…
    Lo uso come uno strumento, lo accantono quando non mi serve…e va bene così!

    • Come molti e tutto sommato è anche il motivo per cui sono nati: non come oggetti da indossare tutto il giorno ma solo durante gli allenamenti o comunque per motivi ben specifici.

  5. I GPS continuano ad essere considerati (e a essere) degli ottimi strumenti di rilevazione della propria attività fisica, ma come tale relegati sempre a quella e basta. L’oggetto definitivo, il vero assistente totale, non l’hanno ancora inventato anche se sembra essere quello che ossessivamente cercano i produttori. Il fatto che abbiano creato una maggiore consapevolezza del proprio corpo è però vero e molto salutare.

  6. Io ho da due anni un fibit charge preso negli US e mi trovo molto bene, la cosa che letteralmente adoro è la sveglia con vibrazione….niente più cicalii odiosi…
    unica pecca non è impermeabile…..

  7. Non faccio attività fisica regolarmente, o meglio, negli ultimi anni ho alternato mesi di attività fisica intensa con mesi di assoluta inattività. Sono un affezionato utente Polar, e negli ultimi due anni sono passato dal cardio frequenzimetro da polso (un’ RS300X), che una volta terminato l’allenamento diventava un semplice, ma ben fatto ed efficiente orologio, al Loop, e da qualche tempo al Loop2. Ora come ora non riuscirei proprio ad immaginare il mio polso senza la sua band; è diventata una costante, e non la tolgo mai se non per ricaricarla (cosa veramente veloce tra l’altro). Sotto la doccia, durante il giorno, durante il lavoro e lo svago, è sempre lì, che con la sobrietà della vibrazione mi sveglia la mattina, mi avvisa quando arriva un messaggio o una chiamata in arrivo, poi decido io se cosa fare, con buona pace dello stress che prova l’eccesso di informazione che ogni giorno ci bombarda anche se non siamo noi a richiedere, che tiene traccia di quanto e come dormo, che senza mai lamentarsi registra il mio livello di attività quotidiana. E quando mi alleno, basta indossare la fascia cardio perché si trasformi in un ottimo cardiofrequenzimetro da polso. Non è una smartband (non ti permette di rispondere direttamente alle chiamate, o di leggere le email e gli sms direttamente dal polso, come non ti permette di controllare il riproduttore multimediale ecc…), ma quando l’ho acquistato non volevo una smartband; per quello c’è l’iPhone. Volevo una fitness band sobria e funzionale, che mi facesse dimenticare di averla al polso; non volevo un’estensione del mio cellulare, volevo qualcos’altro, ed in questo prodotto l’ho trovato e non ci rinuncerei più per nulla al mondo.

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