Onore alla lentezza (e ai social ristretti)

A volte condividere sui social le proprie run ha un senso che va oltre la gratificazione personale

Non sono un grande fan delle condivisioni sui social delle mie mirabolanti imprese sportive. Sarà forse che di mirabolante non hanno niente e, davvero, non ho niente di cui vantarmi, a parte una certa costanza nel correre.
Però ultimamente mi è capitato di ripensare in chiave lievemente diversa questa abitudine così diffusa negli ultimi anni: quella di correre e di postare subito la nostra faccia paonazza e sconvolta con un bel grafico sotto e i tempi e i km fatti.

Da qualche tempo ho infatti deciso che avrei reso un po’ più social le mie corse. Niente Facebook o Twitter: solo una ristretta cerchia di amici. Dopo aver iniziato ad usare Strava (ma altre app hanno più o meno la stessa funzione) ho deciso che non avrei reso private le mie run ma le avrei condivise *solo* con chi mi seguiva o che seguivo a mia volta. Il gruppetto è rimasto pressoché costante in numero: a oggi credo non siano più di 20 persone che mi seguono. Eppure il livello di engagement – come direbbero quelli che se ne intendono – è alto. Intanto perché i like in questa app si chiamano “Kudos” e a me piace che si chiamino così. Kudos è quasi più informale del like: è una pacca sulla spalla, è un “bella lì”. Insomma, non mi vergogno a dire che quando mi becco un kudos mi piace (grazie a chi me li dà, e sapete chi siete amicici miei). Io ne do di meno e me ne scuso ma non riesco davvero a stare dietro a tutto, ma insomma, volevo fare sapere a chi sa che mi fa piacere riceverli, ecco.

Ma la cosa più importante è un’altra. Non contano solo i kudos e la gratificazione immediata. Conta un’altra cosa, e cioè che finalmente ho capito che io e la mia lentezza potevamo essere utili a qualcuno. Quando guardi la lista dei tuoi amici e vedi quello che corre come un razzo pensi “Evvabbè, chi ce la farà mai”. Ma quando vedi quello che va più lento di te ma è costante, e fa strada ed esce col caldo e col freddo e con la pioggia e col sole pensi “Rispetto amico”. Io almeno lo penso. Ecco: io penso che il kudos sia una specie di combo fra il like e il senso di rispetto. È una vera e propria approvazione che fa sentire meglio chi la dà (“Hai la mia benedizione”) e chi la riceve. E inoltre dà un senso anche al mio correre con prestazioni modestissime: adesso so che, al di là del bene che faccio a me stesso correndo, ne posso fare indirettamente anche a chi mi segue. Vede che sono più lento, vede che corro spesso, vede anche quando mi fermo o rallento (è per prendere appunti o fare foto, chettecredevi?). Però è un’intimità che condivido volentieri.

Ogni volta che finisco una corsa e fermo la app mi chiede se voglio salvare i dati. Posso aver fatto schifo o aver corso come una gazzella (difficile) ma non c’è volta che non pigi “Salva”. Perché con la mia ristrettissima cerchia social non ho segreti. Però cercate di andare anche piano qualche volta, dai ragazzi.

(Photo credits Biodiversity Heritage Library)

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9 Commenti

  1. Condivido pienamente quanto affermato, per esperienza personale.
    Uso Strava da circa quattro anni, prima in bici e da circa un anno e mezzo per la corsa. Strumento davvero utile, soprattutto da quando ho preso il cardioGPS, ma solo ora che in ufficio abbiamo costituito un trio di corridori della domenica mi sono reso conto della potenza del fattore social…
    Eh sì, perché abbiamo preparato, ciascuno per conto proprio causa diversi comuni di residenza, una gara non competitiva di 6 km lo scorso 4 dicembre ed il sottoscritto ha visto che il suo mancato impegno ha determinato l’esito finale… ultimo dei tre! ??
    Ora abbiamo deciso di partecipare ad un’altra gara, stavolta sui 10 km, in programma il 30 aprile e sto vedendo che il sentire la condivisione dello sforzo con i miei amici è uno stimolo ad alzarmi alle 5,30 per farmi 10 km anziché rigirarmi al calduccio nelle flanellate ed accoglienti lenzuola decembrine! ???
    Non è per il terzo posto, chissenefrega, ma è per il fatto di costruire qualcosa assieme nell’unico modo possibile… Meglio che si può!

  2. Ciao,sapete che kudosin finlandese
    Significa ’tessuto’? Un po’ come dire ’che stoffa’.

    Saluti da Helsinki, dove si corre a meno un grado al buio alle18 :)

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