Correre a Cambridge

Correre a Cambridge, come in un romanzo in cui tutto è perfetto e curato. Solo che è la realtà.

“Manicured” è la prima parola che mi viene in mente guardando il prato all’inglese di questo parco cittadino e le basse casettine a schiera lungo il suo perimetro. Tutto sembra curato nei minimi dettagli, come se qualcuno si prendesse cura del verde pubblico e degli spazi privati prima che gli agenti atmosferici e il passare del tempo possano intaccarne la bellezza e l’ordine. Non credo di aver mai visto una cittadina così ben tenuta. E non che Cambridge sia particolarmente turistica: probabilmente è una zona benestante e ci tengono a trasmettere un’immagine pulita e ordinata.

Mi allaccio le scarpe sui gradini di casa e mi dirigo verso il parco: sono le 6 del mattino e c’è un discreto movimento in giro, soprattutto pedoni, ciclisti e runners. Oltrepasso le staccionate che delimitano il marciapiede dal parco e prendo un sentiero sterrato che dovrebbe portarmi dritta dritta al lungo fiume. Passo accanto a un gruppo di mucche che in tutta libertà e tranquillità mangiano il verde del parco pubblico: per un parco cittadino è una scena molto bucolica; la campagna non dev’essere troppo lontana. Attraverso tutto il parco e arrivo alla fine del sentiero, dove riprendo l’asfalto del marciapiede che costeggia il fiume River Cam. Le casette che si affacciano sull’altro lato della strada sono in mattoni e non superano mai i due piani di altezza, più un comignolo. Sono delimitate da bassi muretti che ospitano un piccolo giardinetto, una panca e delle biciclette prima della porta di ingresso.

Nonostante sembrino un po’ tutte uguali, i colori dei muri e i fiori degli alberi nei giardini donano loro un aspetto unico e variegato.
Passo sopra un ponte pedonale e mi porto dall’altro lato del fiume e proseguo accanto ad una pista ciclabile che presto si trasforma in un sentierino che costeggia il fiume. Le case a poco a poco spariscono e attorno a me rimangono solo alberi, prati e il placido fiume la cui superficie non è ancora increspata dal vento. L’unico suono è dato da qualche uccellino che cinguetta qua e là e dalle mie scarpe da corsa che calpestano lo sterrato. Incontro un paio di ciclisti e un altro runner, ma nessuno saluta nonostante un mio accenno.

Continuo a correre in solitaria, ammirando i colori e i profumi della campagna all’alba e la tranquillità che trasmette, forse perché non c’è traccia di attività umana, spesso frenetica. Sento arrivare da dietro le spalle il suono dei remi delle barche di canottaggio e man mano che si avvicinano distinguo anche delle altre voci: sono i capitani delle barche che danno ordini a chi voga per far sì che i movimenti siano il più possibile sincronizzati ed efficienti. Una, due, tre e quattro barche di canottaggio: sono tutti teams femminili e in men che non si dica, con poche e decise remate, mi superano e scivolano via sulla superficie del fiume. Affascinante, non c’è che dire.

Con questa immagine dentro gli occhi, faccio dietro front e torno verso casa. Nel corso della settimana, Cambridge mi regalerà altre bucoliche corse mattutine a un paio di km dal centro cittadino: davvero rilassante come modo di iniziare la giornata!

Cristina Lussiana


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